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La giornata di oggi inizia piuttosto male; un forte temporale fin dalle prime ore del mattino sembra non promettere niente di buono, e considerando che eravamo arrivati fino quasi al confine col Messico per visitare il White Sands National Monument, siamo piuttosto tristi. Senza però perderci d’animo, appena finita la colazione in camera (ovviamente acquistata giorni prima dal Walmart), saliamo di corsa in auto sfidando la bufera e ci dirigiamo verso il parco, un po’ sconfortati, ma proviamo comunque a visitarlo nonostante tutto.
Il nostro coraggio viene inaspettatamente ripagato, entrati nel parco, piano piano la pioggia si dirada e lascia spazio ad un cielo incredibile ricco di nuvole che sembrano dipinte ed alla meraviglia delle White Sands!

Avevamo già visitato il parco il giorno prima al tramonto, ma soltanto in parte, e stamattina cercheremo di concluderne la visita, almeno delle aree più importanti.
Questo parco normalmente è infuocato, anche perché il bianco della “sabbia” riflette la luce del sole rendendo tutta la zona davvero inospitale, ma oggi il meteo ci permette di visitarlo senza grosse difficoltà. In realtà, però, non si tratta di sabbia, ma di gesso, un fenomeno molto particolare, perché normalmente il gesso è solubile in acqua, quindi con le normali piogge che si sono susseguite sarebbe dovuto scomparire, ma in realtà il Tularosa Basin, dove si trova il parco, è una conca endoreica, ovvero una depressione che funge da bacino acquifero senza emissari, quindi l’acqua piovana si raccoglie al suo interno senza defluire verso il mare e, con l’azione del vento e del clima particolarmente arido, il gesso si cristallizza nelle pozze che si formano dopo la pioggia, lasciando poi residui di gesso stesso, che vengono continuamente soffiati via dal vento e depositati su tutta l’area del parco, formando appunto le classiche dune che rendono questa zona unica al mondo.

Iniziamo la nostra visita arrivando in una area adibita a picnic, con tanto di tavolini ombreggiati e l’immancabile barbecue, la zona è posta quasi alla fine della Dunes Drive, dove inizia il loop che permette la visita dei punti di interesse principali. L’area di sosta si raggiunge facilmente imboccando la strada a destra proprio dove inizia il loop.

Proseguiamo poi per fare una passeggiata nel Playa Trail; si tratta di un escursione semplice di circa 500m che porta fino a una piccola playa totalmente bianca.

Subito adiacente, si trova il Dune Life Nature Trai, un percorso più lungo del precedente, ma sempre semplice da fare e che permette di camminare sulla cresta delle dune di gesso, vi consiglio di memorizzare il punto dove si trova il parcheggio e di seguire i cartelli arancioni, che oltre a documentarvi il luogo che state visitando, vi permetteranno di non perdervi, questo perché camminare in una zona totalmente bianca fa perdere molto facilmente l’orientamento e si rischia di perdersi, comunque seguendo il loop ed i relativi cartelli arancioni, in un oretta tornerete nel punto di partenza senza problemi.

Tornando indietro, in auto, verso l’uscita del parco, pensavamo di visitare anche l’Interdune Boardwalk, ma il meteo ci impone di desistere e purtroppo siamo costretti a rientrare nella US-70 per proseguire il nostro viaggio.
Considerando che la visita del parco si era rivelata più breve del previsto, optiamo per una delle alternative studiate prima di partire, ovvero il White Sands Range Museum; un museo dell’esercito americano, posto all’interno di una base militare, nonostante non sia un luogo particolarmente adatto a dei turisti vegani, decidiamo comunque di fare questa esperienza. Deviamo dalla US-70 ed imbocchiamo la NM-213 che in poche miglia ci porta al gate della base. Inizialmente non capivo bene se potevo arrivare fin qui o no, si tratta pur sempre di una base militare super sorvegliata, ma arrivati al posto di blocco, mi fermo e parlo con uno dei militari di vedetta chiedendo se potevamo visitare il museo, gentilmente ci spiega che è necessario un pass per entrare nella base, permesso che ci viene rilasciato dopo pochi minuti e che ci permette appunto di entrare a piedi dentro la base militare per recarci al museo posto poco dopo il gate di entrata.

Si tratta di una cosa emozionante a mio avviso, non solo per il museo che può anche non piacere, ma per la possibilità di entrare in una base militare USA e vederne una piccola parte. Il pass, infatti, ci permette di arrivare fino al museo, e non oltre, ma una sbirciata la diamo lo stesso al resto della base.

Facciamo qualche foto al museo, sia internamente che esternamente (non è possibile fotografare il resto della base), e dopo un’oretta ripartiamo in direzione Las Cruces, dove ci fermiamo per un pranzo veloce ed un caffè, arriviamo così al Bowlin’s Continental Divide Trading Post, sosta obbligatoria per acquistare qualche souvenir, il posto è  piuttosto particolare e merita una fermata, alcuni oggetti in vendita sono davvero insoliti.

Da qui in poi, un’unica tirata per arrivare fino al Chiricahua National Monument, che consiglio davvero di visitare; è un parco poco frequentato, ma che offre dei paesaggi pazzeschi. Lungo la strada veniamo fermati per un controllo dalla polizia, stiamo attraversando una zona di confine con il Messico, e qui è prassi normale fermare le macchine noleggiate ed i camion per controllare che sia tutto in regola.
La strada che decidiamo di fare per arrivare al parco, attraversa delle piccole cittadine e dei luoghi abbandonati, per noi molto affascinanti, ad un certo punto, poco dopo Bowie, la strada diventa addirittura sterrata (S Apache Pass Rd), rendendo il tutto molto più avventuroso, e permettendoci di attraversare zone dove non è arrivata neanche Google Street View e dove coltivazioni di frutta ci accompagnano per un po’, prima di iniziare a salire, dove, la strada diventa sterrata, finito questo off road, rientriamo nella civiltà e dopo poche miglia, arriviamo al Chiricahua National Monument.

Il parco si visita molto comodamente, la strada che lo attraversa porta a tutti i viewpoint, dai quali tra l’altro si gode un panorama fantastico e molto insolito, iniziamo con il Chiricahua Natural Brige, visibile dalla Bonita Canyon Dr, proseguendo lungo la strada, saliamo fino al punto panoramico più famoso, il Massai Point dal quale parte anche un trail (Echo Canyon Trail) che porta nel cuore delle formazioni rocciose, in realtà da questo view point partono diversi trail, tutti percorribili facilmente e che vi consiglio di fare, Totem Canyon, Hunt Canyon, Inspiration Point, c’è anche un loop l’Heart of the Rocks Loop, un po più impegnativo e lungo, che noi saltiamo visto che il sole sta già tramontando.

In questa zona si respira un aria particolare, si percepisce che si tratta di un’area abitata in passato dai nativi americani, la cosa fantastica è che anche la natura ce lo ricorda con  formazioni rocciose molto particolari…

Ormai è buoi quindi ci dirigiamo verso l’uscita del parco, ed in prossimità del visitor center ci troviamo di fronte ad una gradita sorpresa; un orso ci attraversa la strada e si ferma a bordo carreggiata a guardarci, noi rispettosamente facciamo lo stesso ed emozionati da questo incontro ci dirigiamo verso Willcox, dove ci fermiamo per la notte al Days Inn Willcox.

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