Dopo alcuni anni sono tornato finalmente a percorrere interamente la Route 66. Si perché a tratti l’avevo percorsa anche negli scorsi anni, ma non interamente.
Sono quindi a raccontarvi alcune sensazioni vissute, cambiamenti positivi e negativi.
La Route 66 emoziona sempre e lascia il cuore segnato, ma qualcosa sta cambiando e non tutto è positivo, l’avvicinarsi del centenario sta portando novità non sempre gradite dai puristi come me.
Ma andiamo per gradi; come dico sempre se volete percorrerla fatelo prima possibile, perché le persone che l’hanno resa così unica piano piano stanno scomparendo, sostituite dalle nuove generazioni che non sempre hanno uno spirito di conservazione.
Proprio durante il mio viaggio di agosto 2024, avevo fissato un incontro con Rich Henry del Rabbit Ranch, lo avevo sentito due giorni prima dell’appuntamento e quando sono arrivato lì lui non c’era più. Un preoccupante cartello preannunciava qualcosa di brutto e infatti Rich è venuto a mancare il giorno del mio arrivo al suo ranch. Riporto questo per farvi capire che questa strada non è un parco nazionale che rimarrà lì invariato per sempre, ma è qualcosa che cambia costantemente proprio perché sono le persone a renderla unica e così emozionante. Sono quelle persone che vi abitano e che vi lavorano, quelle che vi accolgono a braccia aperte come se vi conosceste da sempre e che poi vi rimangono nel cuore.
Ho la fortuna di conoscerne tantissime da anni, ogni volta cerco di incontrarle tutte, ogni volta ricevo e regalo abbracci. Ma in questo ultimo viaggio, più di sempre, ho avuto la sensazione che qualcosa stia andando avanti e non si può fermare.
Le nuove generazioni si affacciano con spirito diverso; si cerca di far soldi a differenza delle vecchie generazioni che tendenzialmente offrono storia, sorrisi e souvenir a buon mercato. Giusto per dire; t-shirt e targhe hanno prezzi doppi se non tripli nei nuovi trading post.
Il lato positivo è che vecchi punti di interesse vengono restaurati, anche se in modo eccessivo, sembrano infattinuovi di zecca e la storia di quel luogo ne risente pesantemente. Dove la gestione ha un seguito familiare tutto è mantenuto invariato, mi viene in mente Gary’s Gay Parita, ma dove si pensa più a sfruttare la Route 66 a puro fine di business la cosa è ben diversa. Non voglio fare esempi per non ferire nessuno, ma a Tulsa sicuramente la direzione presa è proprio questa ed è un peccato, ma non è solo questa città, è un po’ tutta la strada a risentirne.
Parlando con Jim Hinckley, amico e collega scrittore di Kingman, abbiamo concordato che il termine giusto per definire quello che sta succedendo alla Route 66, complice anche il centenario del 2026 che sta portando grosse somme di denaro in giro, sia che la Mother Road stia diventando Disneyland e la cosa ci preoccupa davvero tanto. Ne ho parlato un bel po anche Toshi Goto, presidente dell’associazione giapponese, con il quale ho avuto una lunga conversazione, ed anche lui ha usato lo stesso termine “Disneyland” che a differenza della sua eccezione positiva per i parchi divertimenti, per la Route 66 non è certo positiva. Non credo sia un caso se tutti e tre la pensiamo così. Ho parlato di questo solo con loro ma sono convinto che anche altri la pensano allo stesso modo.
Al netto di Stati come Texas e New Mexico dove la strada originale non esiste praticamente più, ma è un continuo entrare e uscire dalla interstatale, il resto degli Stati stanno trasformando malamente alcuni punti di interesse nonostante la conservazione sia secondo tutti la soluzione migliore, ma la cosa sta un po’ sfuggendo di mano. Badate bene che Texas e New Mexico non sono certo da meno, anzi, oltre a cancellare la strada stanno rendendo tutto “troppo nuovo”.
Bene riasfaltare, come sta facendo l’Arizona, mettere nuovi cartelli informativi e aggiornare i vecchi, ma oltre questo e il mantenimento dei punti di interesse in tutta sincerità non dovremmo andare.
Chi l’ha percorsa più volte come me noterà subito il cambiamento e dubito sia gradito. Grazie però a tante associazioni e piccole comunità non tutta la Route 66 sta subendo questo cambiamento, non fraintendetemi, la maggior parte ha ancora il suo vecchio fascino. La paragono spesso al volto provato e pieno di rughe di chi ha vissuto una vita intensa ed ha molte cosa da raccontare, starei giornate intere ad ascoltare.
La storia non va cancellata, da italiano sopratutto mi inorridirei se dovessero ristrutturare completamente il Colosseo per riportarlo al suo aspetto originario. Lo so il paragone è esagerato ma volevo rendere bene l’idea.
Poi la questione delle persone; sono sicuro che quando non ci saranno più i “vecchi” che hanno vissuto la Route 66 e la sua evoluzione, mi vengono in mente molti nomi, amici che conosco da tanti anni e che non pronuncerò per scaramanzia, la Route 66 subirà un cambio epocale. Lo scrivo qui e lo sottolineo perché purtroppo sarà così, già adesso ne ho percepito pesantemente la realtà del cambiamento.
Mi auguro che il centenario porti tanti turisti, tanti cambiamenti positivi, ma nessuna evoluzione, perché il bello di percorrere la Route 66 è quello di tornare indietro nel tempo e vivere un periodo storico passato che nessun altro road trip può regalare.
E per fortuna la maggior parte della US66 è ancora così.
La Route 66 è questo e sono anche le persone che la rendono tale. Persone che anche questa volta ho incontrato e che per rendergli omaggio voglio qui sotto ricordare con un album fotografico che rimarrà nel mio cuore e che porterò per sempre con me.
Dovrò aggiornare la mia guida della Route 66 anche questa volta, perché qualcosa non esiste più e qualcosa di nuovo è arrivato.
Se anche voi l’avete percorsa più volte ditemi cosa ne pensate di questa versione evoluta della Mother Road!
Sono davvero curioso di conoscere la vostra opinione.
E ripeto; se avete intenzione di percorsa fatelo prima possibile perché alcune persone che avete sognato di incontrare potrebbero non essere più lì.
Ah, la risposta alla domanda del titolo? Ovviamente è SI!
Vale la pena percorrerla e godere delle sue indimenticabili esperienze vita.
Dedico questo post a Rich Henry ed alla sua famiglia.