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Il nostro viaggio nella Route 66, o meglio nel progetto “6 questions, 6 answers about Route 66” prosegue oggi con Elizabeth Olwig.

Elizabeth è una fotoreporter che vive a Tulsa e che si occupa di documentare pezzi di storia della Route 66 e non solo, prima che spariscano.
Il suo amore per la Mother Road è iniziato quasi un decennio fa, quando ha conosciuto John’s Modern Cabins su una stazione radio pubblica di St. Louis.

Ha iniziato così a fare ricerche e viaggi, rimanendo subito affascinata dalla storia di questa strada.
Nel 2016, ha percorso l’intera Route in solitaria, un’esperienza che definisce “incredibile“.

Da allora si è profondamente legata alla Missouri Route 66 Association, aiutando a pianificare e partecipare lei stessa, a molti eventi incentrati sulla conservazione e il restauro della Mother Road.

Il mio obiettivo è vivere la “vita da furgone”, percorrendo la Route 66 ed educando una generazione più giovane sulla sua importanza storica e culturale. Abbiamo tutti bisogno di dare il massimo se vogliamo che la Route sopravviva.

Scoprirete leggendo la sua intervista che Elizabeth ha origini italiane, radici che dal nostro paese portano fino alla Route 66.

Ecco quindi le sue risposte:

1. Cosa è per te la Route 66?

Guidare nella Route 66 mi ha fatto capire che tutto nella vita è possibile.
La prima volta che ho guidato attraverso il deserto del New Mexico, circondata da nient’altro che bellissime montagne e un tramonto fantastico, mi sono resa conto che avrei potuto fare tutto ciò che volevo se ci avessi messo il cuore.
Le possibilità sono infinite.

2. Se pensi a questa strada quale è la prima cosa che ti viene in mente?

Cliche lo so, ma la libertà.
La strada aperta porta libertà di ogni tipo, unica per tutti. Amo la libertà che provo fuggendo dai semplici fattori di stress.
Quando sono in viaggio, la mia mente si schiarisce. Posso assorbire e godermi le cose intorno a me in un modo che semplicemente non è possibile quando ho a che fare con il trambusto della vita quotidiana.

3. Hai un aneddoto curioso legato alla Route 66, una storia che vuoi condividere con noi?

Historic Calvary Cemetery che si trova sull’allineamento 1936-1963 della “City 66” a St.Louis.
Oltre a notevoli sepolture, come l’autore Tennessee Williams e la figura storica Dred Scott, il cimitero è anche l’ultima dimora per tre generazioni dei miei antenati siciliani.
Alcuni anni fa, mentre stavo facendo una visita, mi sono resa conto che la trama della mia famiglia è a pochi passi dalla Route 66 e ho letteralmente saltato e urlato di gioia!

Non ho mai incontrato mia nonna paterna, ma posso immaginarla guardandomi dall’alto in basso e sorridendo in quel momento. Sono sicura che si sente molto fortunata a trascorrere l’eternità sulla Mother Road.

4. Quale è il tuo luogo preferito lungo la Route 66?

Ho un debole per le vaste distese della Route, dove non c’è altro che strada aperta. Stazioni di servizio abbandonate e veicoli dimenticati da tempo vengono disseminati casualmente lungo il percorso.
Nello specifico, alcuni dei tratti più belli si trovano nell’Oklahoma occidentale dove la pavimentazione è ancora in cemento Portland originale.

5. Se pensi a un film, a una canzone e a un libro legato alla Route 66, quale ti viene in mente?

Sebbene non sia direttamente correlato, il film “Paper Moon” mi fa sempre pensare alla Route 66.
Coinvolge un padre e una figlia che guidano le strade polverose del Kansas e del Missouri negli anni ’30.
Mi piace pensare che stiano camminando lungo la Mother Road nel loro viaggio.

6. Che consiglio daresti a chi vuole intraprendere un viaggio nella Route 66 da Chicago a Santa Monica?

Non pensare troppo, fallo e basta.
Puoi sederti e pianificare tutto ciò che vuoi, ma è meglio salire in macchina e mettersi in viaggio. Goditi ogni giorno come viene e tutto andrà a posto.

Elizabeth, che ringrazio di cuore per aver aderito al progetto di promozione della Mother Road in Italia “6 questions, 6 answers about Route 66“, ha offerto un punto di vista diverso, molto personale e romantico della Route 66, offrendo spunti interessanti e trasmettendo la sua passione forte e profonda.

Ci vedremo presto on the road Elizabeth!


 

Roberto Rossi

ROBERTO ROSSI (Arezzo 1971) si diploma in elettronica nel 1990, ma fin da subito manifesta il suo interesse per la fotografia ed i viaggi, anche grazie al papà fotografo ed a tanti amici viaggiatori.
"Ricordo ancora quando da piccolo mi recavo nell'agenzia viaggi del mio paese a prendere le brochure appena arrivate, mi bastava aprirne una per iniziare a viaggiare con la mente. Poi per fortuna all'eta di 16 anni il mio primo viaggi in Marocco, da li un susseguirsi di emozioni ed avventure in tutto il mondo."

Roberto ha sempre dimostrato un'attrazione particolare per gli USA, nazione che conosce profondamente, dalle grandi città dell'est, una su tutte New York City, ai grandi parchi dell'Ovest, non ultima la strada che lo ha cambiato per sempre, la Route 66, per la quale pubblica la sua prima opera "Route 66 il mito Americano" - edizioni Amazon, nel 2017.
Artista, viaggiatore, motociclista, tutte passioni che esprime nel suo blog Vegani in Viaggio e nelle pubblicazioni ricche di foto e curiosità, ma sempre essenziali ed estremamente efficaci, niente di superfluo, tutto pensato per aiutare il viaggiatore.
Vegano da molti anni, amante della Natura e degli animali, ha un amore particolare per i gatti con cui condivide da sempre la sua vita.

Nel 2021 è diventato USA AMBASSADOR, specialista of the United States of America, un riconoscimento prezioso di Visit USA Italia.

La passione per la fotografia, i viaggi e la grafica (sua principale attività), regalano un mix sempre attento e funzionale in ogni opera realizzata, Roberto ama chiudere spesso i suoi racconti scritti o narrati con una frase che esprime tutta la sua passione per la vita e le avventure in giro per il mondo:
"Buon viaggio ovunque la vita vi porti!"

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