Passeggiando per la metropoli turca, la mia attenzione è stata spesso distratta dalla presenza di questi simpatici abitanti che sembrano del tutto integrati nel tessuto urbano della città.
Sono completamente a loro agio, conoscono ogni meandro della città e senza tanti problemi, con la loro indiscussa eleganza, sono i veri padroni di Istambul.
Non si tirano indietro se gli dedichiamo qualche secondo della nostra vita regalandogli qualche grattino. Loro ricambiano con fusa, coccole e pasta. Si aggirano ovunque, anche all’eterno di negozi, ristoranti e bar, anche quelli delle famose catene internazionali. Sono loro padroni assoluti della città.
Sembra incredibile, ma qui a Istanbul vivono circa un milione di gatti, tutti rispettati, curati e sfamati da persone che ogni giorno se ne prendono cura. Non è raro vedere ciotole e acqua a loro disposizione fuori dai negozi, mentre i ristoranti forniscono loro cibo avanzato e prelibatezze di ogni genere.
Si narra che Maometto, fosse un amante degli animali, dei gatti in particolare e che ne accudisse molti.
Un giorno, la sua gatta Muezza si addormentò sulla manica della veste del profeta poco prima che lui iniziasse la preghiera. Non volendola svegliare, decise di tagliare la manica della sua veste preferita per non disturbarla e adagiarla sul pavimento. Al ritorno dalla moschea Maometto trovò la sua gatta che lo aspettava come sempre, la quale si inchino in segno di ringraziamento. Maometto, commosso, decise di elargire doni a lei e a tutti i gatti a venire, l’accarezzò tre volte sul dorso lasciandole delle “righe”, segnando così l’origine dei mantelli rigati o “tabby”.
La micia ebbe inoltre in dono la capacità di atterrare sempre sulle zampe da qualsiasi altezza cadesse e ovviamente, le proverbiali sette vite e un posto in Paradiso. Ma non è tutto; Muezza salvò addirittura la vita del profeta, quando scacciò e uccise un serpente velenoso che stava per mordere Maometto.
È proprio grazie a questa storia che ancora oggi i fedeli dell’islam continuano a occuparsi dei gatti cosi come faceva il loro profeta.
Altri hadith (che fanno parte della Sunna, la seconda fonte della legge islamica dopo il Corano) raccontano che Maometto pronunciasse spesso i suoi sermoni con Muezza accoccolata in grembo.
Se nell’Islam i gatti godono di un grande prestigio, non compaiono mai nell’intera Torah ebraica e addirittura sono spesso associati alle streghe e al Diavolo nel folklore Cristiano.
Purtroppo alcuni gatti sono ancora da sterilizzare, le associazioni di volontariato se ne occupano in modo efficiente, ma sono talmente tanti che l’impresa è tutt’altro che semplice. Un esempio di efficienza sono invece i gatti di Efeso, tutti sterilizzati e perfettamente inseriti all’interno del sito archeologico. Amati e coccolati da tutto il personale e dai tanti turisti che ogni giorno visitano le rovine della magnifica Efeso.
Quello tra i gatti e Istanbul è un legame antichissimo che risale all’epoca bizantina. Arrivarono a Istanbul probabilmente a bordo delle navi che attraccavano al porto, era prassi comune tenere gatti nelle navi per allontanare i roditori. Spesso le navi provenienti da Venezia rimanevano giorni nel porto e i simpatici felini, allontanandosi dalla nave durante le loro scorribande, rimanevano in Turchia, inconsapevoli di cosa sarebbe successo negli anni successivi grazie alla loro permanenza a Istanbul e al legame indissolubile che Maometto instaurò che tutti i gatti del mondo.