Questa è la storia di Charles J. Belden, nato a San Francisco nel 1887, esattamente nell’epoca d’oro del West più selvaggio, e uno dei fotografi più cari all’America desiderosa di raccontare e ricordare la parte del Paese più legata al territorio.
Dopo essere cresciuto in California e aver studiato all’Istituto di Tecnologia del Massachusetts, incominciò la sua lunga avventura nell’Ovest, deciso a raccontarlo, in modo diverso e soprattutto innovativo. Non con la scrittura ma con la fotografia. Una fotografia moderna ma legata al passato; romantica e soprattutto artistica. Capace di catturare scene di vita comune nei ranch e nella vasta terra pubblica americana con le prime attrezzature fotografiche, e che nessuno come lui fu più in grado di usare con una tale abilità e ricerca del dettaglio.
Successivamente agli studi lavorò al Pitchfork Ranch in Wyoming che lo rese famoso. Moltissime delle sue fotografie sono poi apparse dagli anni ’20 agli anni ’40 in testate giornalistiche della Costa Est come quella Ovest, di grandi città o piccole comunità di provincia, e soprattutto sul National Geographic magazine.
Ma qual era l’abilità di Belden nella fotografia?
Non altro che la conoscenza del soggetto. Viveva a stretto contatto con ciò che voleva raccontare; persone, animali, ranch, parchi , e poi, con uno straordinario e abile gioco di luci, di tempo e angolature lo scolpiva per sempre, in uno scatto autentico e immortale.
Per Charles Belden la fotografia era arte, e fu probabilmente uno dei primi a comprendere ciò. L’arte di raccontare, di esprimere, di percepire, di immortalare un soggetto in qualcosa che potesse essere in grado di superare generazione ed epoche. “Se una fotografia non racconta una storia, non ne vale le pena,” raccontò.
Parole significative, che vanno comprese e analizzate. Nessuno dei suoi scatti era costruito in studio, né attentamente pianificato. Se un cavallo partiva al galoppo in una prateria lui era pronto, perché conosceva il soggetto e sapeva come riprenderlo nel miglior modo possibile. Il naturale corso della natura, la fatica di un cowboy erano la sua ispirazione.
Nel 1940 Belden decise di lasciare la vita nel Pitchfork Ranch, dopo essere stato manager dal 1922 insieme alla moglie Eugene. I troppi problemi finanziari e la famiglia in disaccordo su ogni cosa lo logorarono inesorabilmente.
Il 1 febbraio 1966, a St. Petersburg, in Florida, Charles Belden morì dopo essersi auto inflitto un colpo da arma da fuoco. E’ così che si conclude la storia di uno dei cowboy più leggendari del West, per la sua capacità di comprenderlo, e di renderlo conosciuto, popolare, discusso, amato.