USA

La storia di Marta Becket e l’Amargosa Opera House

Tempo di lettura: 4 minuti

Ci sono delle storie, apparentemente assurde, che succedono solo in America e che spesso ci fanno emozionare per quanto siano semplici e al tempo stesso potenti.

Quella che vi racconto oggi ha come “attrice” una certa Marta Becket, una ballerina del Radio City Music Hall e di Broadway che a una certo punto della sua vita decide di tentare di realizzare il suo sogno: creare uno show tutto suo.

Iniziò così a viaggiare in tutti gli Stati Uniti d’America per portare il suo spettacolo solista in ogni angolo del paese. Siamo nel 1967 e Marta si era sposata 5 anni prima. Parte così per la sua avventura in compagnia del marito.
Un road trip infinito che la porta a esibirsi in teatri e piazze, finché, durante uno dei suoi trasferimenti in auto, a causa di una gomma a terra, fu costretta a fermarsi a Death Valley Junction.

Foto: Amargosa Opera House

Il marito scende per cambiare la ruota nel deserto infuocato della California, mentre Marta quasi per caso nota un piccolo teatro che orgoglioso si fa spazio in questa cittadina praticamente abbandonata e sommersa dalla sabbia.

Basta poco affinché Marta si innamori del Corkhill Hall, il teatro locale che acquista trasformandolo nell’Amargosa Opera House, un luogo dove si è esibita per anni da sola, spesso senza alcun pubblico.

Finché un giorno, nel 1970, un giornalista del National Geographic si incuriosisce e publica un articolo dedicato alla sua incredibile avventura teatrale. Quello stesso giorno il sogno di Marta si realizza.

Da li a poco il pubblico proveniente da tutto il mondo inizia a riempire il piccolo teatro di Marta Becket, l’Amargosa Opera House, questa avventura va avanti ininterrottamente fino all’ultimo spettacolo del 2012 quando Marta ormai anziana decide di fermarsi.

Il piccolo teatro è ancora oggi visitato da persone provenienti da ogni angolo del globo, un po per curiosità, un po per rendere omaggio alla folle artista che lo ha restaurato riempiendolo di suoi dipinti, scenografie, maschere e costumi (tutti realizzati da lei).

Si perché Marta era un’artista completa; non soltanto una ballerina; era una scrittrice, una scenografa, un’abile pittrice e molto, molto altro ancora.

Aveva coltivato per anni il suo sogno di libertà, assurdo pensandoci bene, visto che aveva una vita ricca di soddisfazioni a New York City, una vita che però non la rendeva felice. Il desiderio di trasformare un piccolo teatro disperso nel nulla, dove esibirsi a proprio piacimento è stata più forte di ogni difficoltà.

Amargosa Opera House è visitabile su prenotazione, iInoltre, a Death Valley Junction si trova anche il pittoresco Amargosa Hotel, dove è possibile soggiornare nelle stanze decorate da Marta Becket. Per esempio la stanza 22 dove ha soggiornato Roberta Ravaglia che mi ha gentilmente concesso l’uso delle sue foto per questo articolo.

Gira voce che la zona sia infestata da fantasmi, d’altronde siamo comunque nella Death Valley e qualcosa di sinistro si respira sempre nell’aria infuocata che contraddistingue questo luogo.

Grazie Marta Becket per il tuo coraggio e per la tua forza. Te ne sei andata il 30 gennaio del 2017 dopo 92 anni di vita intensa, ci hai regalato una storia incredibile, una di quelle storie americane che raccontano la vera anima di questo paese.

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