New York

La storia del cappuccino italiano a New York

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Quando Mimmo partì, per emigrare negli Stati Uniti d’America, agli inizio del 1900, venne visto come un sognatore che presto sarebbe rientrato miseramente in patria. Lasciò Reggio Calabria a bordo di una nave con la valigia piena di sogni e degli attrezzi da barbiere.

Si perché Domenico Parisi aveva imparato l’arte del barbiere e voleva iniziare la sua carriera oltreoceano dopo molti anni passati come garzone di bottega. Con pochi dollari in tasca giunse a Manhattan, continuò a fare il barbiere e andò avanti per diversi anni. La sua passione, oltre al buon caffè, era il cappuccino, lo era sempre stata e nonostante a New York City potesse bere un buon caffè italiano, del cappuccino non c’era traccia in nessun angolo dei 5 distretti newyorkesi. Neanche a Little Italy!

Negli anni continuò a pensare al motivo per il quale nessuno fosse in grado di fare il cappuccino oltreoceano e decise quindi di farselo da solo.

Con mille dollari riuscì a farsi spedire dall’Italia una macchina da caffe professionale per il caffè espresso con il vapore, un sistema a campana che non si era mai visto prima in America, il tutto abbellito con un bel fregio sulla campana e un angelo sulla sommità della campana.

La famosa macchina da caffè originale

Trovò nel frattempo un fondo nell’East Village al 199 di Macdougal Street, un locale con tre vetrine che davano sulla strada. Dipinse l’esterno di verde lasciando l’interno in legno scuro grezzo e gli diede il nome di “Caffè Reggio” in onore della sua Reggio Calabria.

Mimì, come lo chiamavano gli americani, studiò per settimane intere come ottenere l’acqua alla temperatura giusta, come gestire la pressione del vapore e quale miscela di caffè utilizzare.

Poi quando si sentì pronto preparò il primo cappuccino, rendendosi conto che finalmente era riuscito a portarlo in America, e si, il primo cappuccino su suolo americano fu proprio quello di Mimmo da Reggio Calabria. Era il 1927 quando aprì ufficialmente il suo bar servendo solo caffè e cappuccino, niente altro, neanche da mangiare.

Solo Domenico Parisi poteva toccare quella macchina da caffè a campana, solo lui poteva preparare l’italian cappuccino. La voce si diffuse velocemente e iniziarono ad arrivare clienti da tutta New York City, ma non solo; arrivarono gli artisti e le star, i cantanti e gli attori, ci arrivò perfino il cinema con ‘Il padrino 2’ e con ‘Serpico’, negli anni successi tanti altri film e serie TV hanno girato alcune scene dentro al Caffè Reggio. Il futuro presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy, in visita elettorale nella grande mela, non manco di bere il caffè di Mimì.

A metà degli anni Cinquanta, a Mimì Parisi è subentrata un’altra famiglia italiana, la famiglia Cavallacci, Mimmo andò in pensione, ma nonostante sia passati molti anni, gli arredi sono rimasti gli stessi, il colore verde all’esterno pure, solo la macchina del caffè è stata sostituita, via via con alcune sempre più moderne, ma la vecchia macchina a campana, che aveva attraversato l’oceano per un sogno di un calabrese emigrato in America, è ancora lì dentro al locale a fare bella mostra di se. Anche perché questa può usarla solo Domenico Parisi, questa può toccarla soltanto lui.

Ancora oggi passando per il Village, nei pressi di Washington Square, è per molti, me compreso, obbligatorio fare tappa qui per bene un caffè o un cappuccino (anche con latte vegetale), fatto nello storico bar di Mimmo.


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