L’arrivo a New York
è come il respiro di un bambino la mattina di Natale
New York è una di quelle città che non lasciano indifferenti. Ti sconvolge con il suo fascino, ti spinge verso il futuro, ti fa riconsiderare prospettive passate. E’ una giostra d’incanto, illusione e realtà.
Il vostro arrivo in città dovrà avvenire fra il battito di mani generale – in taxi – avvicinandovi a lei, osservandola da lontano, ammirandola, rimanendone abbagliati.
Una volta usciti dall’aeroporto JFK ed essere saliti a bordo di uno dei tanti taxi gialli ad aspettarvi là fuori, rilassatevi, e aspettate. Dopo circa dieci minuti che sarete partiti incomincerete a vedere davanti a voi qualcosa che fino a poche ore prima vi sembrava impossibile, inconcepibile, utopico. Grattacieli che si staglieranno davanti ai vostri occhi, là, in lontananza, proprio davanti a voi, che disegneranno un dipinto di luci e desiderio unico e introvabile altrove.
Protagonista principale sarà l’Empire State Building – illuminato di rosso, verde, blu, bianco, e numerosi altri colori – che dominerà lo skyline newyorkese. Vi sembrerà che tocchi il cielo talmente è imponente, e in effetti, non ci va troppo lontano. Faticherete a comprendere quella nuova realtà, ma vi basterà poco per immergervi in essa.
Osservando attentamente dal finestrino del taxi scorgerete anche la Freedom Tower, il Ponte di Brooklyn e altri iconici grattacieli. Tutto è predisposto, ed è lì, per voi, che meritate quell’arrivo dopo averla attesa, desiderata, cercata.
Una delle possibilità per arrivare a Manhattan è percorrendo il Queens-Midtown Tunnel. Una volta entrati, in pochi minuti sarete fuori, dall’altra parte dell’East River, e finalmente a Manhattan. Pochi secondi passeranno dall’uscita dal tunnel alla vista più straordinaria che possiate immaginare. Uno dei primi grattacieli che vi ritroverete davanti sarà, molto probabilmente, il MetLife Building, ma molto dipenderà da dove dovrete andare. Verrete sopraffatti dall’infinità di persone, luci, colori, suoni, caos come raramente l’avrete provato prima, e sì, ovviamente e inesorabilmente, grattacieli – ovunque, a proteggere e ad accogliere il vostro arrivo. Sono loro i protagonisti qui. Il vostro arrivo a Manhattan sarà logicamente accentuato dalla stanchezza e dal fuso orario, che vi darà quasi la sensazione di essere non in un altro continente, ma letteralmente in un altro modo, inconcepibile ma tremendamente reale.
Arrivati in albergo lasciate i vostri bagagli in stanza e uscite – uscite e respirate quell’aria che vi inebrierà i polmoni di una sensazione mai provata prima. Chiamatela, se volete, vita. Vera, e autentica.
La mia prima sera a NY la passai camminando per le strade di Midtown. Non erano troppo affollate per via del periodo – febbraio – e una leggera ma costanza pioggerella a rendere il tutto, forse, ancora più cinematografico. Uscii dall’albergo poco fuori Times Square, ma non è lì che scelsi di andare – non subito quanto meno. Al primo incrocio svoltai a sinistra, feci un paio di isolati, incontrai uno Starbucks, una banca della Wells Fargo e una della TD Bank. Arrivai a Bryant Park. Entrai nel parco – vuoto, solitario e silenzioso. Davanti a me faceva capolino fra le nuvole la luce dell’Empire State Building, con la pioggia che toccava il mio viso ed io che per la prima volta realizzai di essere lì. Era finalmente reale, presente e tangibile. Mi guardai intorno e l’unico pensiero che riuscivo ad avere era: “Benvenuto a casa.”