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Cisco è una città fantasma che ospita diverse reliquie di una tipica città del vecchio west. Le sue origini risalgono al 1880, come saloon e stazione di rifornimento d’acqua per la Denver and Rio Grande Western Railroad (ora Union Pacific), prelevata da vicino fiume Colorado. Allevatori e pastori di pecore delle vicine Book Cliffs iniziarono a utilizzarla come centro di approvvigionamento e spedizione del bestiame e dei prodotti di origine animale, principalmente lana (oltre 100.000 pecore vi furono tosate prima di spedire la preziosa merce in tutto il Paese). La città non ci mise molto a prosperare attorno alla sua stazione ferroviaria e al suo piccolo ufficio postale. Come tutte le città ferroviarie, con i binari arrivarono ben presto anche i viaggiatori e con essi nuovi hotel, negozi e ristoranti per accoglierli.
Nel 1924 la scoperta di petrolio e gas naturale nella regione dette una ulteriore spinta alla città, che per un attimo si coronò anche del primato di esserne Il più grande produttore nello stato.
Fu però con la diffusione delle automobili e della nuova moda dei viaggi su lunghe distanze che Cisco visse suoi tempi migliori, attirando negli anni ’40 e ’50 decine di imprese che puntellarono di ristoranti, stazioni di servizio e negozi quello che era un punto di passaggio obbligato lungo l’unica strada statale che attraversa la regione (US 6/50) prima di avventurarsi nelle selvagge e desertiche lande che seguivano. Non divenne mai una grande città, ma con la fervente attività dei suoi 200 abitanti riusciva a garantire un servizio 24 ore su 24 ai viaggiatori di passaggio.
Poi, come spesso accade, dopo la gloria arriva la rovina. Negli anni ’50 la sostituzione dei treni a vapore con quelli diesel che non dovevano più rifornirsi d’acqua fece perdere alla piccola stazione ogni utilità avviandola verso un futuro di sicura decadenza, a meno di un miracolo, anche se aveva ancora una carta da giocare: il traffico stradale.


Il miracolo arrivò:, la piccola città fu salvata dalla scoperta di uranio e vanadio nell’area che attirava migliaia di prospettori. Cisco approvvigionò così i cercatori del deserto per diversi anni, fino a quando la mania delle miniere si spense e i cercatori passarono oltre.
Negli anni ’70 il colpo di grazia: non fu infatti altrettanto fortunata quando il governo decise di sostituire la vecchia strada con la nuova autostrada I-70 che la tagliò completamente fuori facendo morire poco a poco tutte le sue attività. L’economia si spense e la gente si allontanò.
Vi rimase una stazione di servizio con annesso ristorante, ma le vicissitudini cui andò incontro non segnarono certo la sua fortuna. Si racconta che un giorno un motociclista si fermò a prendere benzina e se ne andò senza pagare: il proprietario gli sparò e fuggì per non essere catturato lasciando alla moglie la direzione degli affari. La gentile consorte non era però molto propensa a correre troppi rischi e pare servisse solo coloro che le andavano a genio, con la porta chiusa a cui i clienti dovevano bussare per entrare. Se apriva la porta, un grosso cane spesso mordeva la caviglia del cliente. Se il potenziale cliente osava prenderlo a calci, si rifiutava di servirli. In caso contrario forse avrebbero potuto ottenere il pasto cui ambivano. Poi anche lei se ne andò.
Cisco non ci mise molto a diventare una vera città fantasma, con tutti gli edifici e le attività commerciali ormai abbandonati a se stessi, sparsi tra la vecchia ferrovia e la spazzatura del vecchio giacimento petrolifero, contornati da dozzine di automobili arrugginite.
I binari della ferrovia continuano però ad essere utilizzati dalla Union Pacific Railroad, anche se da tempo ormai nessun treno si ferma più.
Sfortunatamente il facile accesso e la sua visibilità dalla superstrada hanno attirato col tempo molti vandali che hanno fortemente danneggiato la cittadina. Sino a qualche anno fa, negli oltre cento edifici in più o meno pessime condizioni era possibile trovare di tutto: molte case erano proprio come le avevano lasciate, con tutti i mobili e gli oggetti in essi contenuti.

Un posto così particolare non poteva non attirare l’attenzione del cinema che rese Cisco particolarmente famosa con alcuni film di successo, come Punto zero (1971), Thelma & Louise (1991) e Non bussare alla mia porta (2005). Anche la musica si è interessata a questo posto desolato: è stata immortalata da Johnny Cash, che ha scritto una canzone sulla città e sulla sua ultima stazione di servizio (Cisco Clifton’s Fillin’ Station).
I distributori di benzina e le location dei film sono ormai crollati e ridotti ad un ammasso di rovine. Tuttavia chi oggi passa di qua non può far a meno di curiosare tra le centinaia di detriti, case pericolanti e carcasse di autoveicoli abbandonati che popolano la città al posto dei suoi abitanti fuggiti da tempo, viaggiando con la fantasia verso quella che poteva essere la movimentata vita che sino agli a pochi decenni fa li animava.

Anche se i binari della ferrovia continuano ad essere utilizzati dalla Union Pacific Railroad e la California Zephyr (treno passeggeri) continua a volarci sopra, ormai nessun treno si ferma più.
Cisco si raggiunge facilmente tramite l’autostrada I-70 nel tratto tra Green River e Grand Juction, uscite 204 (da ovest) e 214 (da est) imboccando la State Highway 128 oppure da Moab attraverso la stessa statale.

Testo e foto: Franco Borgis

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